WorldSBK Rewind: una resa dei conti che si ricorderà per anni
WorldSBK.com rivive l’avvincente Gara 2 di Imola del 2002 che ha definito due carriere leggendarie
È la battaglia che ha alzato il livello. Forse quella di cui si è più parlato in una gara di WorldSBK, se non del motociclismo. Uno scontro che ogni contendente al titolo in questi sedici anni ha aspirato di replicare. Colin Edwards e Troy Bayliss, Texas Tornado contro l’Australiano. Tre anni di continue gare al rialzo culminate in un epico duello ad Imola.
Il cambio di millennio è stato segnato dall’ascesa di due delle più splendenti stelle del WorldSBK. Colin Edwards ha debuttato in sella alla Yamaha nel 1995, ma solo nel 2000 è arrivata la svolta, conquistando il suo primo titolo mondiale al termine di una stagione pazza dove piloti di sei marchi diversi hanno occupato le prime sei posizioni della classifica.
Alle spalle di quel gruppo c’era il debuttante Troy Bayliss, arrivato a metà stagione per sostituire la leggenda del WorldSBK Carl Fogarty dopo l’incidente di Phillip Island ed il conseguente ritiro. L’anno successivo, il primo come titolare, Bayliss ha stupito tutti conquistando il suo primo titolo.
Tutto era pronto per una lunga stagione di confronti. Comunque, con appena quattro round e mezzo da disputare, Bayliss aveva ottenuto 14 vittorie contro le 2 di Edwards. Lo statunitense aveva finito secondo in dieci di quelle gare, ma anche così, con 58 punti di distacco dal primo,a metà stagione diventava difficile la rimonta. Era quasi finita, ma lo era, veramente.
Ma qualcosa è scattato. Edwards ha vinto le ultime gare a Laguna Seca, seguite da una doppietta a Brands Hatch. Un’altra in Germania. Un’altra ancora ad Assen. Anche questo non sarebbe stato sufficient, Bayliss era second quasi sempre. Stava perdendo il comando.
Poi l’Australiano è caduto al tornante Strubben ad Assen, in Gara 2. In quel momento, solo un punto separava i due piloti che arrivavano al round finale ed in testa c’era l’Americano.
Gara 1 è stata fantastica, ricca di spettacolo. Una bandiera rossa l’ha interrotta a metà, con la prima parte vinta da Edwards e la seconda conquistata da Bayliss, ma alla fine i tempi combinati hanno dato ragione a Honda. Questo gli ha dato 6 punti di vantaggio per il finale di stagione: Edwards non aveva bisogno di vincere.
Gara 2 è iniziata col botto: Bayliss è scattato allo spegnersi del semaforo, ma Edwards lo ha ripreso in meno di tre giri alla Rivazza. Imola è terreno di conquista di Ducati, ma il pilota Honda è stato impeccabile, il resto del gruppo era abbastanza attardato. Solo Bayliss poteva attaccare, ma riusciva a malapena a stare sulla moto, come un maratoneta alla fine della ripresa. Ma tutto ciò che si era tenuto ha pagato, ha avuto il suo momento alla Variante Bassa, riuscendo ad arrivare al rettilineo affiancato a lui e, al giro 15, era finalmente in testa.
Bayliss sapeva che non era abbastanza. Aveva bisogno di aiuto, di chiunque, qualsiasi persona poteva inserirsi nella lotta. Ha rallentato il passo di vari decimi di secondo, guardando freneticamente alle sue spalle, così come faceva Edwards. Quando mancavano cinque giri al termine, Bayliss ha trovato in Ruben Xaus, suo compagno di squadra in Ducati, il suo alleato. Improvvisamente, la lotta è diventata a tre, separati da meno di un secondo. Edwards non aveva bisogno di vincere, ma sapeva che doveva arrivare secondo.
Ora o mai più per il Texano: ha preso Bayliss all’interno della Tosa, schivandolo di un soffio. Xaus è finito indietro, la sua frizione non gli ha permesso di tornare in lotta. Il destino aveva deciso che non era la sua battaglia, non doveva rovinare la festa. Il titolo era ormai deciso. Ma l’ultimo giro è stato qualcosa di più di un titolo. Baylis è passato in testa alla Villeneuve, ma Edwards è ripassato alla Tosa, rischiando tutto e anche qualcosa di più. No, Edwards non aveva bisogno di vincere, ma lo voleva disperatamente. Si sono scambiati le posizioni altre due volte alla Piratella. Bayliss ha barcollato, quasi cadendo, alle Acque Minerali ed Edwards è stato il primo a tagliare il traguardo.
Entrambi i piloti avevano graffiato, tirato fuori gli artigli e lottato fino allo stremo. Sapevano che non sarebbero tornati l’anno seguente, entrambi sarebbero andati in MotoGP. La loro ultima immagine nel WorldSBK insieme era perfetta: sorridendo fianco a fianco, come se nulla fosse successo 30 minuti prima. Il libro dei record direbbe altro, ma non ci sono stati né vincitori né vinti: solo due piloti che avevano consolidato la loro eredità.
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