Cluzel: "Ho vissuto cinque anni di sofferenza"
Da alcuni bruttissimi infortuni a un nuovo approccio per vincere il titolo mondiale: il francese parla di tutto in vista del ritorno in pista.
È uno dei principali contendenti alla corona del WorldSSP. Jules Cluzel (GMT94 Yamaha) ha visto sfuggire il titolo in diverse occasioni ma nonostante tutto non si è mai arreso ed è ancora più determinato in vista di questa stagione. Nonostante le restrizioni che il mondo è chiamato ad affrontare il 31enne ha sfruttato ciò che sa fare e ha svolto molti test in Francia ma ora non vuole far altro che schierarsi in griglia di partenza per tornare in azione.
Hai detto che durante l’isolamento ti sei allenato molto di più rispetto a prima. Tornare in moto richiede l'esercizio di diversi muscoli?
“In questi tre mesi e mezzo ho fatto un sacco di bici, rafforzamento e aumento muscolare; sono tutti fattori importanti nel nostro sport. Ho l’esperienza giusta per sapere ciò su cui devo o non devo lavorare. Puoi lavorare su tutto quello che vuoi. La mentalità e i requisiti fisici non sono gli stessi se guidi una moto. Ora, tra il primo giorno a Carole e la seconda giornata raramente ho avvertito fatica o dolore mentre invece mi capitava in passato dopo un periodo di stop. Mi sono sentito abbastanza bene lì ed è positivo. In due giorni ho completato molti giri, è stato bello essere veloci. Un bel modo di ricominciare”.
A Carole hai messo a segno il record del circuito; era anche questo un obiettivo?
“A livello personale no. Sono stato contento di accettare questa sfida come obiettivo di lavoro e per tornare in pista. È stato perfetto. L’anno scorso avevo già la proposta di Christophe Guyot di provarci ma non era il momento giusto dato che avevamo diverse gare in poco tempo. Per correre in quel modo devi prenderti dei rischi. Stavolta era la volta giusta dato che avevamo ancora un mese davanti. Siamo riusciti ad andare lì liberi di testa e di corpo”.
Il calendario del 2020 è intenso e breve. Qual è il tuo approccio considerando che sei un pilot ache punta al titolo?
“Seguiamo tutto da vicino. Provo a non cadere nella trappola di pensare solo a questo. Quando ci sono state le cancellazioni e l’isolamento ho detto a me stesso che stavo per entrare in uno stato mentale che non sarebbe più stato quello tipico di un pilota. Sapevo che sarebbe servito del tempo per venirne fuori. Il tipo di allenamento che abbiamo fatto a Carole è perfetto per tornare a sentirti un pilota. Abbiamo saputo da poco che si saranno più gare. Ci troviamo in un anno particolare e già è ottimo sapere di poter tornare a gareggiare. È importante. Un calendario ristretto può al tempo stesso sia facilitarmi che complicarmi le cose ma personalmente avrei preferito il calendario tradizionale”.
Da pilota, parlare con una mascherina può essere un ostacolo, come anche il fatto che ci sia una barriera protettiva all’interno del box?
“Anche sotto questo aspetto il test di Carole è stato utile. Per tre mesi e mezzo ho visto solo la mia fidanzata e mia figlia e alla fine tendi a diventare paranoico. È bello vedere le persone, per me quindi non è un problema”.
Come ti alleni in vista di Jerez?
“Da un punto di vista fisico tutti sanno cosa mi è capitato in passato, tutti gli infortuni che ho avuto. Durante l’isolamento ho fatto un bel passo avanti. Non ho avuto problemi ma sentirsi bene è un qualcosa di ancora più bello e avevo finalmente bisogno di una sensazione del genere. Ho lavorato tutti i giorni e mi sento benissimo. Non ho un allenatore, faccio affidamento sulla mia esperienza”.
“Prima dell’isolamento ho comprato l’‘Home-Trainer’ disponibile ad Andorra e ho scoperto qualcosa che mi ha davvero aiutato. Avevo bisogno di guadagnare forza e in montagna spesso perdi tono muscolare e fai più cardio. Lì però ho percorso molti chilometri in modo diverso e ho anche lavorato con degli strumenti che mi aiutano a crescere fisicamente. È stato un primo passo. Poi sono riuscito ad allenarmi all’aperto puntando infine sui muscoli”.
Cambiare marcia a destra potrebbe essere un problema su alcuni circuiti secondo Christophe Guyot. Ora è acqua passata?
“Penso che fosse collegato al periodo in cui la squadra si faceva delle domande sul futuro. Lo sapevo e vale per tutti. Quando ci sono dei piccoli infortuni o dei cambiamenti di vita, quello è il momento in cui sorgono delle domande. Se il mio rendimento non fosse stato particolarmente buono, sarebbe stata la prima cosa che avremmo cambiato. E sarebbe stato un errore dato che non è sicuro. Ho vissuto cinque anni di sofferenza, ho pianto al termine delle sessioni a causa del dolore. Nessuno l’ha visto in pista, ma ho sofferto davvero. È stato un periodo difficile”.
“È stata proprio dura. Le persone non lo sapevano, volevo che non lo sapessero. Ho protetto il mio lavoro ma oggi avere il cambio a destra e non sentire più dolore mi permette di lavorare perfino meglio rispetto a prima. A Carole ci sono curve solo a destra e avere il cambio a destra non è certo un problema per me!”.
Hai iniziato a parlare in vista della prossima stagione?
“Si, lo sta facendo Éric Mahé con Christophe. So che è un periodo difficile per tutti. Io a livello sportivo non rinuncerò a nulla, né quest’anno né l’anno prossimo”.
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